Il visto d’investimento E2

Sia il visto E-1 che il visto E-2 sono visti non immigranti riservati ai cittadini di paesi che hanno sottoscritto con gli Stati Uniti un accordo commerciale (si parla di “treaty countries.”)

Mentre il visto E-1 consente a un cittadino di uno di questi paesi di entrare e soggiornare negli Stati Uniti per effettuare commercio internazionale, il visto E-2 consente ad un cittadino di uno di questi paesi di entrare e soggiornare negli Stati Uniti in presenza di un investimento di una certa entità (si parla di un “substantial amount”), quando ricorrono una serie di condizioni. Il visto può essere concesso all’investitore e/o a certi suoi dipendenti.

Senza alcuna pretesa di completezza e ricordando che ogni situazione personale è diversa, svolgeremo qui qualche considerazione sulle condizioni per la concessione del visto E-2, il quale, fra i due visti, è quello più comune (ed anche in termini assoluti, l’E-1 è piuttosto raro).

Innanzitutto una specificazione che discende dal fatto che stiamo parlando di un visto non immigrante: come in ogni altro visto non immigrante, anche nel caso dell’E-2, il richiedente può essere chiamato a dimostrare che non intende rimanere negli Stati Uniti alla scadenza del visto (in altri termini, l’“intent” è il requisito chiave in questo come in ogni altro visto non immigrante). A volte si può avere un diniego dell’E-2 anche in presenza di tutte le condizioni che elencheremo, semplicemente perché’ il richiedente non ha dimostrato che non “intende” emigrare negli Stati Uniti e le autorità hanno interpretato il business come un semplice pretesto (si noti che e’ un principio fondamentale che l’intento di immigrare si presume, mentre quello di non immigrare deve essere dimostrato).

Ma che cos’è un “investimento sostanziale”? Ancorché’ la legge non specifichi in cosa consista un “investimento sostanziale”, alcuni concetti sono chiari. Innanzitutto, si ritiene che significhi che l’investimento debba essere di valore tale da garantire che l’investitore sia finanziariamente impegnato nel buon esito dell’operazione. In secondo luogo, l’investitore deve effettivamente investire, oppure essere sul punto di investire (“active investment”); una mera intenzione di investimento non è sufficiente. In altre parole, i fondi devono essere già destinati all’investimento. È ammissibile che l’investimento sia condizionato all’approvazione del visto, ma le autorità vogliono vedere un impegno preciso in questo senso.

Si consideri che l’investimento non può essere marginale (“marginal”); la marginalità dell’attività costituisce un ulteriore aspetto da valutare ai fini della concessione del visto. È marginale quell’attività che si limiti a generare quanto basta a sostenere l’investitore e la propria famiglia. Quindi, ancorché’ il visto E-2 possa essere utilizzato per aprire ristoranti e negozi di liquori (tanto per fare un esempio di piccole attività), minore è l’investimento e meno “credibile” risulta il fatto che non si sia in presenza di un’attività marginale. Quindi, è certo più facile che un’operazione di grandi dimensioni passi il requisito della non-marginalità che un’impresa a carattere familiare (negli Usa si chiamano “mom and pop business”), come il progetto di una stazione di servizio gestita da genitori e figli.

Quanto al profitto, si consideri che al fine di ottenere la concessione del visto, l’investitore non è chiamato a dimostrare che l’investimento produrrà di certo un profitto, ma dovrà dimostrare di avere a disposizione una somma sufficiente a far fronte ad eventuali perdite, normali nella fase di start-up di una società. Inoltre, dovrà essere fornita la prova che in futuro la società sarà in grado di contribuire in modo sostanziale allo sviluppo dell’economia americana, per esempio creando posti di lavoro per cittadini americani (la creazione di posti di lavoro non è condizione necessaria, ma aiuta nella valutazione di credibilità dell’investimento.) In quest’ottica è consigliabile depositare, unitamente alla richiesta di visto, un business plan con un orizzonte quinquennale.

È richiesto che l’investimento assoggetti a rischio il capitale dell’investitore (quindi per esempio, non si deve trattare di un finanziamento soggetto a restituzione) e che questo capitale sia effettivamente impiegato nel business al fine di produrre un profitto (cosicché i fondi siano soggetti al rischio di perdita se l’investimento fallisce). I fondi debbono essere controllati dall’investitore. A questo proposito, ancora una volta, la questione si riduce a un problema di credibilità dell’investitore. L’ufficiale consolare si deve cioè convincere che il soggetto investitore abbia l’effettiva capacità di decidere il destino dei fondi investiti (ancorché’ forniti da altri come, per esempio, dai genitori dell’investitore).

A parte l’essere posseduti e controllati dall’investitore, all’investitore sarà anche richiesta prova del fatto che i fondi utilizzati per l’investimento sono di provenienza lecita. Per stabilire la legalità della fonte, gli investitori sono chiamati a documentare l’origine e la movimentazione dei capitali usati per l’investimento.

Come accennato, il visto E-2 è disponibile per i cittadini di quei paesi che hanno sottoscritto con gli Stati Uniti un accordo commerciale.

Ma come procedere per richiedere un visto E-2? Allora, per prima cosa, la società investitrice (parliamo di società perché’ questa è l’ipotesi normale) si deve registrare con il consolato del paese di appartenenza. A questo punto, il proprietario e i suoi dipendenti possono presentare istanza per la concessione dell’E-2. Occorre precisare che il richiedente e la società (o datore di lavoro) debbono avere la stessa nazionalità. Se la società è posseduta da azionisti di diversa nazionalità, la proprietà del 50% determina la nazionalità della società ai fini di questo visto.

I visti E-2 hanno una durata iniziale di due anni e possono essere rinnovati senza limiti, di solito di 5 anni in 5 anni.

Per maggiori informazioni, contattare Francesca Giannoni-Crystal

FROM A QUESTION WE HAVE BEEN ASKED: You might have heard of another investor visa, the EB-5. The EB-5 and the E-2 are different, one major difference being that the EB-5 is a Green Card – Permanent Resident Card visa, while the E-2 is a temporary Visa (but can be renewed indefinitely). The investment required under the EB-2 is much more substantial than under a E2 ($500,000 or $1,000,000 depending on the location of the business).

More information on the EB-5

here: https://www.uscis.gov/working-united-states/permanent-workers/employment-based-immigration-fifth-preference-eb-5/about-eb-5-visa

and here: https://www.uscis.gov/eb-5

Il visto d’investimento E2

Sia il visto E-1 che il visto E-2 sono visti non immigranti riservati ai cittadini di paesi che hanno sottoscritto con gli Stati Uniti un accordo commerciale (si parla di “treaty countries.”)

Mentre il visto E-1 consente a un cittadino di uno di questi paesi di entrare e soggiornare negli Stati Uniti per effettuare commercio internazionale, il visto E-2 consente ad un cittadino di uno di questi paesi di entrare e soggiornare negli Stati Uniti in presenza di un investimento di una certa entità (si parla di un “substantial amount”), quando ricorrono una serie di condizioni. Il visto può essere concesso all’investitore e/o a certi suoi dipendenti.

Senza alcuna pretesa di completezza e ricordando che ogni situazione personale è diversa, svolgeremo qui qualche considerazione sulle condizioni per la concessione del visto E-2, il quale, fra i due visti, è quello più comune (ed anche in termini assoluti, l’E-1 è piuttosto raro).

Innanzitutto una specificazione che discende dal fatto che stiamo parlando di un visto non immigrante: come in ogni altro visto non immigrante, anche nel caso dell’E-2, il richiedente può essere chiamato a dimostrare che non intende rimanere negli Stati Uniti alla scadenza del visto (in altri termini, l’“intent” è il requisito chiave in questo come in ogni altro visto non immigrante). A volte si può avere un diniego dell’E-2 anche in presenza di tutte le condizioni che elencheremo, semplicemente perché’ il richiedente non ha dimostrato che non “intende” emigrare negli Stati Uniti e le autorità hanno interpretato il business come un semplice pretesto (si noti che e’ un principio fondamentale che l’intento di immigrare si presume, mentre quello di non immigrare deve essere dimostrato).

Ma che cos’è un “investimento sostanziale”? Ancorché’ la legge non specifichi in cosa consista un “investimento sostanziale”, alcuni concetti sono chiari. Innanzitutto, si ritiene che significhi che l’investimento debba essere di valore tale da garantire che l’investitore sia finanziariamente impegnato nel buon esito dell’operazione. In secondo luogo, l’investitore deve effettivamente investire, oppure essere sul punto di investire (“active investment”); una mera intenzione di investimento non è sufficiente. In altre parole, i fondi devono essere già destinati all’investimento. È ammissibile che l’investimento sia condizionato all’approvazione del visto, ma le autorità vogliono vedere un impegno preciso in questo senso.

Si consideri che l’investimento non può essere marginale (“marginal”); la marginalità dell’attività costituisce un ulteriore aspetto da valutare ai fini della concessione del visto. È marginale quell’attività che si limiti a generare quanto basta a sostenere l’investitore e la propria famiglia. Quindi, ancorché’ il visto E-2 possa essere utilizzato per aprire ristoranti e negozi di liquori (tanto per fare un esempio di piccole attività), minore è l’investimento e meno “credibile” risulta il fatto che non si sia in presenza di un’attività marginale. Quindi, è certo più facile che un’operazione di grandi dimensioni passi il requisito della non-marginalità che un’impresa a carattere familiare (negli Usa si chiamano “mom and pop business”), come il progetto di una stazione di servizio gestita da genitori e figli.

Quanto al profitto, si consideri che al fine di ottenere la concessione del visto, l’investitore non è chiamato a dimostrare che l’investimento produrrà di certo un profitto, ma dovrà dimostrare di avere a disposizione una somma sufficiente a far fronte ad eventuali perdite, normali nella fase di start-up di una società. Inoltre, dovrà essere fornita la prova che in futuro la società sarà in grado di contribuire in modo sostanziale allo sviluppo dell’economia americana, per esempio creando posti di lavoro per cittadini americani (la creazione di posti di lavoro non è condizione necessaria, ma aiuta nella valutazione di credibilità dell’investimento.) In quest’ottica è consigliabile depositare, unitamente alla richiesta di visto, un business plan con un orizzonte quinquennale.

È richiesto che l’investimento assoggetti a rischio il capitale dell’investitore (quindi per esempio, non si deve trattare di un finanziamento soggetto a restituzione) e che questo capitale sia effettivamente impiegato nel business al fine di produrre un profitto (cosicché i fondi siano soggetti al rischio di perdita se l’investimento fallisce). I fondi debbono essere controllati dall’investitore. A questo proposito, ancora una volta, la questione si riduce a un problema di credibilità dell’investitore. L’ufficiale consolare si deve cioè convincere che il soggetto investitore abbia l’effettiva capacità di decidere il destino dei fondi investiti (ancorché’ forniti da altri come, per esempio, dai genitori dell’investitore).

A parte l’essere posseduti e controllati dall’investitore, all’investitore sarà anche richiesta prova del fatto che i fondi utilizzati per l’investimento sono di provenienza lecita. Per stabilire la legalità della fonte, gli investitori sono chiamati a documentare l’origine e la movimentazione dei capitali usati per l’investimento.

Come accennato, il visto E-2 è disponibile per i cittadini di quei paesi che hanno sottoscritto con gli Stati Uniti un accordo commerciale.

Ma come procedere per richiedere un visto E-2? Allora, per prima cosa, la società investitrice (parliamo di società perché’ questa è l’ipotesi normale) si deve registrare con il consolato del paese di appartenenza. A questo punto, il proprietario e i suoi dipendenti possono presentare istanza per la concessione dell’E-2. Occorre precisare che il richiedente e la società (o datore di lavoro) debbono avere la stessa nazionalità. Se la società è posseduta da azionisti di diversa nazionalità, la proprietà del 50% determina la nazionalità della società ai fini di questo visto.

I visti E-2 hanno una durata iniziale di due anni e possono essere rinnovati senza limiti, di solito di 5 anni in 5 anni.

Per maggiori informazioni, contattare Francesca Giannoni-Crystal

FROM A QUESTION WE HAVE BEEN ASKED: You might have heard of another investor visa, the EB-5. The EB-5 and the E-2 are different, one major difference being that the EB-5 is a Green Card – Permanent Resident Card visa, while the E-2 is a temporary Visa (but can be renewed indefinitely). The investment required under the EB-2 is much more substantial than under a E2 ($500,000 or $1,000,000 depending on the location of the business).

More information on the EB-5

here: https://www.uscis.gov/working-united-states/permanent-workers/employment-based-immigration-fifth-preference-eb-5/about-eb-5-visa

and here: https://www.uscis.gov/eb-5