Lost in translation: quando le differenze culturali possono rovinare gli affari – prima parte

(Francesca Giannoni-Crystal)

Vi ricordate “L’amore tradotto” (titolo originale “Lost in Translation”) il film diretto da Sofia Coppola con protagonisti Bill Murray e Scarlet Johansson? Nel film Murray è un attore americano che si trova in Giappone per girare la pubblicità di un liquore mentre Scarlet Johansson, … beh, la Johansson non c’entra qui: concentriamoci su Murray. La storia è ambientata a Tokyo, dove si svolgono le riprese della pubblicità di Murray. Nel corso delle riprese l’attore si trova faccia a faccia con peculiarità tutte nipponiche nell’affrontare le inevitabili differenze culturali tra America e Giappone. olto divertente è quando Murray si trova ad utilizzare per la prima volta la doccia nella sua stanza di albergo constatando che è “leggermente” più bassa di ciò a cui è abituato. Il confronto diverte, anche se, a mio avviso, la scena più esilarante rimane quella in cui si gira la pubblicità. Ora, per i pochi che non hanno visto il film, dovete immaginare il regista giapponese che cerca di spiegare a Murray come muoversi davanti alla telecamera.

Il regista esprime quello che vuole da Murray con un lungo e articolato discorso, pieno di enfasi. L’interprete di Murray traduce la richiesta del regista con un sintetico “muovi la testa” e un “più intensamente”. Non sappiamo bene perché l’interprete si limiti a tradurre così; se lo faccia perché è tecnicamente poco capace oppure perché una traduzione dal giapponese non sia oggettivamente possibile. Sappiamo tuttavia il risultato: il povero Murray muove la testa con tutta l’intensità che può (e fa davvero ridere) ma …. il regista non è ne affatto contento. Evidentementequalcosa è andato perso nella traduzione!

Situazioni simili accadono di frequente anche a clienti e avvocati coinvolti in transazioni e contenziosi internazionali.  In negoziazioni e procedimenti internazionali, si incontrano spesso ciò che io chiamo “lost in translation issues” (che ritengo di tradurre con problemi di “adattamento impossibile”); accade quando si devono spiegare concetti legali di impossibile traduzione, aspetti culturali e semantici nascosti, che – spesso all’insaputa delle parti e dei loro consulenti -minacciano l’esito delle transazioni in cui sono coinvolti. Quando questo accade, la cosa non è affatto divertente come nel caso di Murray.

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Lost in translation: quando le differenze culturali possono rovinare gli affari – prima parte

(Francesca Giannoni-Crystal)

Vi ricordate “L’amore tradotto” (titolo originale “Lost in Translation”) il film diretto da Sofia Coppola con protagonisti Bill Murray e Scarlet Johansson? Nel film Murray è un attore americano che si trova in Giappone per girare la pubblicità di un liquore mentre Scarlet Johansson, … beh, la Johansson non c’entra qui: concentriamoci su Murray. La storia è ambientata a Tokyo, dove si svolgono le riprese della pubblicità di Murray. Nel corso delle riprese l’attore si trova faccia a faccia con peculiarità tutte nipponiche nell’affrontare le inevitabili differenze culturali tra America e Giappone. olto divertente è quando Murray si trova ad utilizzare per la prima volta la doccia nella sua stanza di albergo constatando che è “leggermente” più bassa di ciò a cui è abituato. Il confronto diverte, anche se, a mio avviso, la scena più esilarante rimane quella in cui si gira la pubblicità. Ora, per i pochi che non hanno visto il film, dovete immaginare il regista giapponese che cerca di spiegare a Murray come muoversi davanti alla telecamera.

Il regista esprime quello che vuole da Murray con un lungo e articolato discorso, pieno di enfasi. L’interprete di Murray traduce la richiesta del regista con un sintetico “muovi la testa” e un “più intensamente”. Non sappiamo bene perché l’interprete si limiti a tradurre così; se lo faccia perché è tecnicamente poco capace oppure perché una traduzione dal giapponese non sia oggettivamente possibile. Sappiamo tuttavia il risultato: il povero Murray muove la testa con tutta l’intensità che può (e fa davvero ridere) ma …. il regista non è ne affatto contento. Evidentementequalcosa è andato perso nella traduzione!

Situazioni simili accadono di frequente anche a clienti e avvocati coinvolti in transazioni e contenziosi internazionali.  In negoziazioni e procedimenti internazionali, si incontrano spesso ciò che io chiamo “lost in translation issues” (che ritengo di tradurre con problemi di “adattamento impossibile”); accade quando si devono spiegare concetti legali di impossibile traduzione, aspetti culturali e semantici nascosti, che – spesso all’insaputa delle parti e dei loro consulenti -minacciano l’esito delle transazioni in cui sono coinvolti. Quando questo accade, la cosa non è affatto divertente come nel caso di Murray.

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